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Archivio storico di un giornale non più attivo

ADESSO BASTA !

Caro Segretario, oggi fra le tante cose che hai detto, ne abbiamo annotata una che condividiamo, un’altra che ci lascia molto perplessi.

Hai detto : “Tutte le volte che si dice che “siamo il partito dei petrolieri o dei finanzieri un iscritto un volontario ha uno stranguglione” e per questo noi militanti dovremmo indignarci.

Poi hai chiuso dicendo che dobbiamo confrontarci sempre con il sorriso.

Bene, questa conclusione ci lascia dubbiosi, perché è sempre più difficile. Vedi, non è che noi siamo indignati, noi siamo proprio:

INCAZZATI

Sì, Matteo, son stati superati tutti i limiti possibili. Nelle televisioni e sui giornali, i più critici verso il partito, i peggiori denigratori, quelli che insultano in ogni modo il nostro segretario, non sono gli uomini dell’opposizione, loro ne hanno diritto. No, sono persone che parlano a nome del Partito Democratico.

Persone che si uniscono al coro unanime di opposizioni, giornalisti e conduttori, nell’opera di disinformazione ormai in atto da 3 anni. Opera che ha portato ottimi risultati, su questo non ci piove. D’altra parte, abbiamo sentito oggi in assemblea, Bersani parlare di voucher, sì con una faccia tosta senza eguali.

Tu hai detto che il Pd sconta il fatto di essere democratico. Giusto. Solo che, vedi, cerchiamo di capirci, è democratico il modo con cui sei stato eletto, è democratico che tu abbia cercato di mettere in atto proposte e riforme che facevano parte del tuo progetto, che noi abbiamo fatto nostro e per questo ti abbiamo votato.

Non è democratico che oggi tu dia le dimissioni e interrompa il mandato per cui ti abbiamo votato, su richiesta di un’opposizione interna. Una motivazione, forte, oggettiva per cui tu debba dimetterti da segretario non esiste.

Intendiamoci, tu oggi non hai detto “mi dimetto” né hai detto mi dimetterò in assemblea. Senza le tue dimissioni, non è chiaro perché in Assemblea si dovrebbe parlare di Congresso. (Leggasi sotto i paragrafi dello Statuto).

Proprio per questo noi diciamo, non ti rischiare a dimetterti, se qualcuno vuole la tua pelle, che ponga una mozione di sfiducia, che sia votata e allora vedremo dove sta la verità, se è quella raccontata in televisione oppure quella visibile fra la gente.

Basta giochini, basta terroristi dentro al partito, basta traditori, basta psicopatici in astinenza di poltrone, contiamoci una volta per tutte.

Se poi i fatti ci diranno che il Pd è quello che dicono loro e non è più quello che abbiamo votato a larghissima maggioranza, ne prenderemo atto.

Ma attenzione, qui non si tratta del Segretario, non si tratta di persone fisiche. Qui c’è in gioco il cuore del partito, qui si tratta di sapere se il Pd è ancora quello che vuole cambiare l’Italia, che vuole rottamare quel vecchio modo di fare politica attraverso, accordi, inciuci, quello che guarda avanti e che faticosamente ha già iniziato un percorso in questo senso.

O se invece il Pd vuol tornare a essere quello di D’Alema, di chi è stato per 15 anni subalterno a Berlusconi, di chi gli ha lasciato fare di tutto e di più occupandosi più delle sue donne che non del disastro che stava facendo Tremonti, quelli che hanno lasciato e a volte anche aiutato la Lega a disgregare il paese. Soprattutto quelli che non hanno mai fatto una cosa di sinistra, non hanno mai fatto una cosa a vantaggio dei più deboli e della gente che lavora. Quelli da sempre dipendenti dal peggiore Sindacato esistente in Europa, vero nemico dei lavoratori. Sindacato che è riuscito nel miracolo di determinare gli stipendi netti più bassi d’Europa e il costo del lavoro più alto.

Ecco noi abbiamo davanti queste due strade, che sono due mondi, due orizzonti completamente diversi. Chi pensa che quei 2 milioni di militanti delle primarie, o parte di quei milioni di elettori delle Europee sia disposto a votare un obiettivo diverso, purtroppo fa male i conti.

Le ipotesi per il Pd oggi sono due: rifondare tutti assieme un grande partito o semplicemente decidere il suo suicidio.

 

ESTRATTO DALLO STATUTO DEL PARTITO DEMOCRATICO
3.2. Se il Segretario cessa dalla carica prima del termine del suo mandato, l’Assemblea può eleggere un nuovo Segretario per la parte restante del mandato ovvero determinare lo scioglimento anticipato dell’Assemblea stessa. Se il Segretario si dimette per un dissenso motivato verso deliberazioni approvate dall’Assemblea o dalla Direzione nazionale, l’Assemblea può eleggere un nuovo Segretario per la parte restante del mandato con la maggioranza dei due terzi dei componenti. A questo fine, il Presidente convoca l’Assemblea per una data non successiva a trenta giorni dalla presentazione delle dimissioni. Nel caso in cui nessuna candidatura ottenga l’approvazione della predetta maggioranza, si procede a nuove elezioni per il Segretario e per l’Assemblea
4.7. L’Assemblea nazionale può, su mozione motivata, approvata con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei suoi componenti, sfiduciare il Segretario. Se l’Assemblea sfiducia il Segretario, si procede a nuove elezioni per l’Assemblea e il Segretario.
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