NOTIZIE DAL MONDO – CAP. 5
SIRIA
Prosegue l’offensiva a sud-sud ovest del Paese. Nawa, una città di 100.000 abitanti che non si è arresa ai Russi, sta subendo in questo momento un bombardamento punitivo “alla siriana”. Nell’ultima fornitura di vietnam si era detto che il nome da segnarsi in agenda era Quneitra, la città nell’estremo ovest della Siria, praticamente incastrata sul confine con Israele. Bene, dopo il solito lungo bombardamento preparatorio l’offensiva di terra è iniziata. L’esercito siriano ha iniziato a conquistare i villaggi del circondario e le alture prospicienti la città. Israele è lì, a un tiro di schioppo. Vedremo.
Ricordiamo che nell’area di Daraa esiste un enclave ISIS, proprio a ridosso del confine giordano. L’ISIS ora si è arroccata a Tasil e l’aviazione li bombarda. L’idea è schiacciarli sul confine giordano e distruggerli.
A est invece l’offensiva delle milizie arabo-curde contro l’ISIS continua, lenta ma costante; ISIS ha perso molto terreno, il momento dello scontro che si immagina essere risolutivo – perché dovrebbe determinare la perdita dell’ultimo territorio in mano a Daesh in Siria – si sta avvicinando. La battaglia finale dovrebbe svolgersi ad Hajin. Ma non sarà per domani.
ISRAELE
Israele ha mobilitato. Attualmente il Paese si trova a combattere su due fronti, a nord contro Hamas, ed in Siria contro Hezbollah e Iran. L’aviazione Israeliana colpisce senza ritegno basi iraniane in Siria. In pratica Israele è in guerra con l’Iran in un Paese terzo. È evidente che Putin chiude un occhio, le batterie antiaeree Russe di ultima generazione piazzate in Siria non danno cenno di vita quando gli aerei con la stella di Davide colpiscono le basi delle milizie sciite filo-iraniane.
YEMEN
Il porto di Hodeida non è ancora stato del tutto conquistato, Sauditi ed Emiratini hanno fatto affluire ulteriori rinforzi. Come detto Hodedia è strategica, perché da quel porto arrivano le forniture iraniane ai ribelli Houti. Mah… le forniture ai ribelli, se non arriveranno più da lì arriveranno, magari più scomodamente, da qualche altra parte. Del vietnam yemenita non si vede traccia di una possibile conclusione.
LIBIA
Il Generale Haftar si è deciso a restituire i porti alla compagnia nazionale petrolifera NOC. È un piccolo passo avanti, ma i recenti scontri nella mezzaluna petrolifera hanno reso il Paese ancora più instabile e pericoloso di quanto fosse prima. Ammesso che sia possibile. L’inviato dell’ONU Salamé ha fatto recentemente la sua relazioncina sulla Libia all’ONU; ammesso che la cosa interessi a qualcuno, Salamé ha ribadito che “la Libia è un Paese in cui i profughi e i migranti non possono assolutamente essere ospitati”. Le future elezioni libiche ad ottobre? Ormai non ci crede più nessuno. Neanche Salamé.
MONDO
Giovanni Arpino aveva definito una certa categoria di giornalisti: “Le Belle Gioie”. Le Belle Gioie sono quei giornalisti sempre pronti a metterci una fetta di miele sul pane della prima colazione. Dopo l’incontro Putin-Trump a Helsinki le Belle Gioie ci stanno spiegando che, come per magia, tutto in Siria si sistemerà : Iraniani ed Hezbollah si ritireranno nelle loro case a fare lavori all’uncinetto, Assad riavrà la sua Siria ed anche gli uccelli faranno ritorno. A questo punto il vostro fornitore di vietnam si permette una considerazione: l’Iran ed Hezbollah hanno sacrificato così tanti uomini, così tanti mezzi economici, per poi dire: “Ah, vabeh, se Putin non vuole adesso ce ne andiamo”? Difficile crederlo. L’Iran è entrato in campo per restarci, l’Iran è entrato in campo per poter ottenere il risultato di avere il confine israeliano del Golan ad un tiro di missile.
La risposta Russa alle reiterate richeste USA ed Israeliane è arrivata alcuni giorni prima del vertice di Helsinki – il 4 di luglio – per bocca di Sergej Viktorovic Lavrov, Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa, il quale ha dichiarato: “Chiedere all’Iran di abbandonare il teatro siriano è un approccio semplicistico e alquanto irreale”. Punto.
Dunque, tramontato il sogno di una Siria de-iranizzata, se vogliamo parlare di reali speranze per una stabilizzazione del sud siriano queste, molto più prosaicamente, si appoggiano su un accordo tra USA, Israele e Russia, che delega a quest’ultima la responsabilità del controllo dei confini tra Siria, Giordania e Israele. È stato siglato un accordo del genere? Il vostro fornitore pensa di sì. Funzionerà? Vedremo.