NOTIZIE DAL MONDO – Cap. 13
SE ANKARA DÀ UNA MANO ALL’ISIS…
SIRIA: due mesi fa circa le forze curde (SDF) appoggiate dalla coalizione a guida USA avevano iniziato il grande attacco per conquistare le ultime roccaforti urbane dell’ISIS in Siria. Una serie di villaggi e cittadine collocate sulla sponda est dell’Eufrate, ai confini tra Siria ed Iraq (vedi cartina). L’obiettivo finale era la conquista di Hajin, l’ultima città siriana ancora in mano all’ISIS.
L’ISIS come al solito ha dimostrato di avere ottimi ufficiali ed ottimi combattenti. Malgrado gli intensi bombardamenti dell’aviazione USA ed Irachena, il cannoneggiamento dell’artiglieria francese e l’attacco via terra delle forze arabo-curde, i soldati dello pseudo-Stato Islamico hanno dimostrato una formidabile resilienza.
Mentre si era nel bel mezzo dell’offensiva Erdogan ha bombardato il distretto di Kobane – nell’area controllata dai curdi, nella Siria del nord-est – poi ha iniziato ad ammassare forze corazzate alla frontiera, poi ha dichiarato ai quattro venti che stava per invadere il kurdistan siriano. A questo punto le SDF hanno dovuto sospendere l’attacco all’ISIS, per richiamare le proprie truppe verso la zona minacciata dai Turchi.
Il momento scelto da Ankara per minacciare concretamente l’invasione del kurdistan siriano è quantomeno sospetto. I Turchi sono consapevoli che così facendo danno una mano ad alleggerire la pressione sull’ISIS a sud. Un fatto è certo: nell’inestricabile vietnam siriano,per la Turchia l’ISIS non è mai stato il nemico principale. Anzi.
IDLIB: REGGE IL PATTO CHE NESSUNO RISPETTA
Torniamo all’accordo Russo-Turco di settembre: zona pseudo demilitarizzata di 15-20 km ai confini della provincia di IDLIB – l’ultima nelle mani delle milizie sunnite ribelli – le milizie islamiste dovevano lasciare la zona e portare via le armi pesanti, compresi i mortai, in cambio della rinuncia del regime siriano ad attaccare la zona.
Le milizie islamiste non hanno lasciato la zona. Non hanno neanche portato via tutte le armi pesanti visto che la settimana scorsa c’è stato un attacco a colpi di mortaio contro le linee del regime di Assad che è partito proprio dalla zona pseudo-smilitarizzata. Per tutta risposta, il 2 novembre, i Siriani hanno rotto la tregua bombardando un villaggio nella zona “de-militarizzata”; non accadeva da settembre. Qualche morto tra i civili.
Eppure la tregua, basata su un accordo che non viene rispettato, tutto sommato, regge.
Reggerà comunque se Putin ha deciso che la guerra si deve fermare. Piaccia o no al regime siriano,il quale, un giorno sì e l’altro anche, protesta (a ragione) perché i Turchi non fanno nulla per far sgombrare i ribelli di Hayat Tahrir Al Sham (ex Al Qaida) dalla zona “fintamente-smilitarizzata”. Staremo a vedere.
IRAN: NOME IN CODICE “DANIEL”
“Daniel” è una spia iraniana, con tanto di copertura diplomatica presso l’ambasciata di Vienna. “Daniel” ha due infiltrati in un’organizzazione di dissidenti iraniani espatriati: il MEK. Gli infiltrati di “Daniel” normalmente gli passano informazioni su chi frequenta le riunioni del MEK. Poi, pochi mesi fa, “Daniel” si presenta ai suoi infiltrati con un regalino: mezzo chilo di esplosivo da fare saltare durante una riunione del MEK, a Parigi, dove andrà a parlare il rappresentante dell’amministrazione Trump: Rudy Giuliani. A quel punto il Mossad Israeliano ha passato la notizia e l’attentato non si è fatto.
E chiaro vero? Una spia iraniana organizza un attentato terroristico nella capitale di quella Francia che è stata, tra i Paesi Europei, la nazione che più si è battuta contro le sanzioni economiche USA contro il regime degli ayatollah.Questo è l’Iran.
PER FAVORE, NON SCORDATE IL TERRORISMO
Attacco ai soldati italiani a Mogadiscio, un kamikaze su un’auto-bomba. Illesi i soldati (erano su un blindato). Morti quattro scolari che passavano di lì in quel momento.
Egitto, attacco stragista a pellegrini cristiani. Sette morti.
Olanda, sventato un attentato. Scoperta una cellula ISIS che pianificava un importante attacco terroristico in Europa. Sette arresti.
Tunisia, una kamikaze si è fatta esplodere in pieno centro a Tunisi, in Avenue Bourghiba. È andata bene, solo nove feriti.
Queste sono solo le notizie più recenti e non si tiene conto degli attentati nelle zone del mondo in cui lo pseudo Stato Islamico ha una forte presenza, dall’Afghanistan al Medio Oriente al Sahel.
Per favore non scordiamoci dell’ISIS, il terrore non fa parte del nostro passato ma, purtroppo, del nostro presente e del nostro futuro. Con l’ISIS – anche oggi – il problema non è il “se”, ma il “quando”.