Povertà : tutta la verità sui dati Istat
Il primo dato che salta all’occhio è quello geografico. Riferito alle persone: sono 1.928.000 al nord, 771.000 al centro, 2.359.000 al sud. Notare, al centro sono diminuiti rispetto al 2016.
Quindi, il primato al sud, ma anche il Nord soffre. Naturalmente in termini percentuali rispetto al numero di residenti la situazione cambia, e sono 5.4% per il nord, 5.1% per il centro, e 10.3% per il sud. Il sud ha una percentuale praticamente del doppio rispetto al centro.
Poi abbiamo dei dati in base al genere e all’età. Sinceramente non so bene cosa possa interessare che la quota maggiore spetti ai minori di 17 anni. Piuttosto fa riflettere che salendo l’età diminuisce la povertà.
Lo stesso dicasi per le famiglie, dove crescendo il numero dei figli cresce il livello di povertà, è quasi banale.
Altre banalità: più alto è il titolo di studio, minore l’indice di povertà. Interessante invece la differenza per professione, al primo posto assoluto le persone in cerca di occupazione, in seconda posizione ma con percentuale della metà del precedente, gli operai.
Dato interessante è invece quello sulla nazionalità: la povertà riguarda il 29% delle famiglie di soli stranieri e il 16% di quelle miste. Su questo interessante anche la dislocazione: il 23% al centro, il 42.6% al Sud. L’ultima tabella ci dice che l’incidenza degli individui a basso reddito con stranieri ammontano al 33.4%.
Riassumendo, i dati principali che ci danno queste statistiche sono tre:
- La maggior parte dei poveri assoluti, sono immigrati
- La concentrazione maggiore di povertà è il sud.
- La classe maggiormente colpita è quella delle persone in cerca di occupazione.
In pratica, nessuna novità, questi dati sono quasi lapalissiani.
Cerchiamo di fare alcune considerazioni e partirei proprio dal terzo dato. Mi sembra chiaro che il problema principale del paese sia l’occupazione, per cui il governo che ha messo in campo diversi provvedimenti, creando qualche milione di posti di lavoro (1 milione è il differenziale positivo) forse era sulla strada giusta.
Gli immigrati sono la maggioranza. Forse ha ragione Salvini che non li possiamo accogliere tutti, visto che quelli che già vivono qui sono in povertà assoluta ? Teniamo presente che da questi numeri sono esclusi i rifugiati. Forse esistono soluzioni di mezzo, senza preconcetti.
Però attenzione, quando la quota maggiore è al Sud, non possiamo farci delle domande. Ad esempio queste ricerche, che non sono raccolta di dati puri, ma indagini a campione, in che modo possono assicurarci che dentro quei numeri non ci siano una gran quantità di occupati in nero?
Ma lo stesso dicasi per il centro nord. Perché ci parlano in continuazione di un numero esponenziale di evasori e evasori assoluti, bene e chi ci dice che il numero di persone in cerca di occupazione non sia costituito in buona parte da evasori totali oltre che lavoratori in nero.
Attenzione, qui nessuno vuole dire che la povertà in Italia non esiste, che non esistono i disoccupati, quelli ci sono e sono troppi anche fossero pochi. La crisi del 2008 ha decimato le attività e l’emorragia continua ancora oggi e con alcune cose che ha in mente questo governo probabilmente aumenterà. Pensate solo a che esodo di aziende può creare il Decreto Dignità del nostro grande economista Giggino Di Maio.
Un altro dato infine che ci lascia perplessi: l’età. Secondo i dati i più giovani sarebbero i più poveri. Perplessi perché il dato cozza con molti altri dati economici, industriali, ma penso che voi possiate tranquillamente riscontrare da voi stessi la stranezza. Esempio, fatevi un giro, la sera, per bar, ristoranti, pizzerie, birrerie, e parlo di periferie, di quartieri popolari. Bene, da chi li vedete frequentati se non da giovani? Non parliamo delle discoteche, esercizi che non hanno mai visto crisi.
Chi sono i maggiori acquirenti di vestiaro, di cellulari, di scooter, chi sono i maggiori consumatori di prodotti turistici? Sempre e solo i giovani. I giovani casomai, si può dire che siano la causa della povertà di molte famiglie. Sono molti i genitori che tirano la cinghia ma non fanno mancare nulla ai figli, anche il superfluo.
Parliamo invece in generale, dell’andamento dei dati sulla povertà.
Prendiamo i coefficienti economici. Dal 2015 al 2017, tutti i coefficienti sono cambiati positivamente. Il Pil, i consumi, la produzione industriale, l’occupazione, i risparmi.
Come è spiegabile che la povertà vada in controtendenza con l’economia? Veramente è possibile che 5 milioni di Italiani facciano la fame in favore degli altri 55 milioni ?
Sì, è possibile. Però cerchiamo anche di comprendere cosa significa per l’Istat, la soglia di povertà assoluta. Se voi pensate che 5 milioni di persone siano costrette ad andare ogni giorno alla Caritas a farsi dare un piatto di minestra, no, non è così, e chi ve lo vuole far credere è un impostore.
L’Istat stabilisce una soglia di totale dei consumi per persona, che varia secondo diversi criteri, dal genere, al numero del nucleo familiare, dalla collocazione geografica all’età. La soglia è stabilita sommando elementi ritenuti indispensabili, contenuti in un paniere i cui prezzi sono aggiornati annualmente.
Facciamo un esempio per comprenderci. Un nucleo di due persone che vive in una città al di sopra dei 50.000 abitanti, deve spendere mensilmente 1.200 euro. Se spende un centesimo meno di questa cifra è dichiarata in povertà assoluta.
Qual è il punto? È che, nonostante il sistema scientifico, complicatissimo, con cui sono calcolati panieri e coefficienti, questi dati, non significano nulla.
Quello che è certo è che comunque vanno tenuti in considerazione.
Se veramente ci fossero 5 milioni di poveri in Italia, avremmo l’assalto ai mercati, ai forni ed ai luoghi istituzionali: municipi, sedi di polizia e carabinieri. Oltretutto ISTAT proietta dei dati secondo parametri di valutazione che voi avete ben espresso. Io aggiungerei due elementi: la forte evasione esistente (le persone che ogni anno si scoprono come evasori totali, prima come erano valutati? Come poveri assoluti? Nello stesso tempo parlerei di criminalità. Se da valutazione degli inquirenti si valuta il prodotto delle malavita stimabile intorno a 100 miliardi, tutti questi soldi di affari criminosi non sono dichiarati ed allora le persone coinvolte in queste attività come compaiono nelle rivelazioni statistiche?
Detto questo non voglio dire che non c’è povertà in Italia e situazioni di forte disagio esistenziale, ma non nella misura in cui le forze politiche per utilizzo strumentale e propagandistico denunciano. Chiudo con questa informazione di riferimento. Anni fa, in Italia la gente con redditi da impiegato e operaio non riusciva ad inviare i propri bambini agli asili nido in quanto i posti disponibili erano occupati principalmente da figli di commercianti che dichiaravano redditi di sofferenza. Quando du introdotto come parametro valutativo l’ISEE, che teneva in considerazione per il reddito sia le proprietà immobiliari che il tipo di autovettura utilizzato, si ebbe la scomparsa delle domande di asili nido per i figli dei commercianti.
Tutto giusto Lorenzo, per correttezza diciamo che le valutazioni sulla povertà non sono fatte sui redditi, altrimenti in Italia non esisterebbe un povero o sarebbero poveri tutti i non salariati. La valutazione è fatta sulla stima delle spese medie. Di sicuro, il fattore evasione comunque conta, perché ci sono spese non dichiarate, perché anche la spesa è sommersa.