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Archivio storico di un giornale non più attivo

Caro Matteo Fake news o semplicemente bufale ?

Caro Matteo, mentre sento parlare di fake-news, ho l’impressione che ancora una volta il mondo politico, sul web, abbia le idee confuse. Tranquillo, è un problema globale, basti vedere la legge assurda fatta dalla Merkel.

Perché? Primo pensare di regolamentare il web, significa non sapere cosa sia. Secondo e più importante, siamo sicuri che il problema siano i social ? Siamo sicuri che i social siano l’origine di certe storture e non semplicemente la cassa di risonanza, potente e veloce, di altre origini, ad esempio, la stampa e la televisione ?

Io penso che l’equivoco esista, e me lo dice il fatto che le chiamiamo Fake-news, un termine circoscritto a un fenomeno tutto social che a mio modesto avviso costituisce il problema minore.

Le foto false sulla Boschi e sulla Boldrini, per intenderci, sono una cosa abominevole, però mi chiedo, non costituiscono già di per se stesse un reato che andrebbe sempre e comunque perseguito secondo le leggi vigenti senza il bisogno di leggi ulteriori?

Ma passo alla domanda più importante, siamo sicuri che questi episodi siano il problema principale oggi, ovvero,  veramente pensiamo che quattro foto false possano spostare indebitamente il consenso o il dissenso da una parte a un’altra? O semplicemente si diffondono ad uso e consumo di persone irrimediabilmente posizionate che abbisognano di elementi incredibili per confortare le loro convinzioni? Una persona normale, comunque la pensi, può credere che la Boschi sia andata al funerale di Riina? Io dico di no, fa finta di crederci e rilancia nella speranza di trovare qualcuno più tarato di lui che possa crederci veramente.

Vengo al dunque, perché dico che il termine inglese porta fuori strada? Perché lo trovo limitativo. Esempio, una leggenda metropolitana può chiamarsi fake-news ? io dico di no. Non è uno spot falso lanciato sui social, è qualcosa che viene organizzato ad arte, diffuso a mezzo stampa e televisione, e con processi più o meno lunghi,  assunto dalla comunità come verità inconfutabile, anche se privo di fondamento.

Posso fare qualche esempio, presi tra quelli sentiti questa mattina.

  • 5 milioni di persone in Italia muoiono di fame.
  • 11 milioni (a volte 13) di cittadini Italiani hanno rinunciato a curarsi.
  • 20 persone in Italia detengono l’intera ricchezza del paese.
  • I salari sono diminuiti.
  • Gli esami clinici adesso sono a pagamento.

Mi fermo ma potrei andare avanti molto. Poi ci sono tutti quelli elencati dalle destre sugli immigrati.

Queste false verità a mio avviso, sono quelle che dipingono una realtà che non esiste e possono veramente spostare consensi.

Mi viene in mente la questione che è su tutti i giornali, della dipendente di Ikea licenziata a Corsico. Ho letto decine di commenti in proposito che indicano la questione frutto del JobsAct. Inutile dirgli che quella dipendente ha un contratto vecchio di 17 anni e quindi è tutelata dall’art. 18, perché non mi crede nessuno. Per tutti, l’art. 18 in Italia non esiste più.

Ancora, stiamo vedendo nelle Tv il giochino fatto a Scalfari, ripetuto ieri sera, se voterebbe Berlusconi o Di Maio. Questa non è una bufala? Esiste la possibilità in Italia che uno debba scegliere fra Di Maio e Berlusconi ?, dove, come quando, perché? Eppure non c’è talkshow in cui non si parli di candidati premier, come se in Italia eleggessimo un Premier. Ma peggio, parliamo dello spareggio fra Berlusconi e Di Maio, come se la legge elettorale prevedesse un ballottaggio. E non escludo che chi ha votato No al referendum, non sappia che il ballottaggio è stato lui a non volerlo.

Ma torniamo ai social, quello che voglio dire è che se io sento un Di Battista che dice che “il Pd ha le banche”, che non vuole l’eliminazione della prescrizione per salvare tutti i suoi elementi sotto giudizio, che è il partito di Mafia Capitale, non posso meravigliarmi che sui social centinaia di migliaia di adepti ripetano questi elementi, convinti che siano verità. Anche perché non ho mai visto un conduttore televisivo fermare un intervistato quando dice una corbelleria, anzi spesso viene incalzato nella diffusione di bufale.

Altro esempio, le migliaia di spot che ti dipingono come uomo della P2, nascono sui social o da De Bortoli? Altro tormentone che va avanti ormai da un secolo, ma mai confutato da un conduttore: tu hai salvato la banca della Boschi.

Io so che se io mettessi in piedi una calunnia di questa portata a un mio vicino di casa, mi beccherei una denuncia e se provata, anche una bella condanna. Perché invece tutti possono dirla e ripeterla impunemente come fosse verità? E tutto questo avviene in televisione non sui social. La gente, quelli che hanno qualche difficoltà, ti odia per questo, non perché pensano che Maria Elena sia andata al funerale di Riina.

Un titolo di un giornale, mostrato a milioni di persone in Tv e condiviso da milioni di persone sui social, sposta consensi e indigna, ma non nasce sui social.

Ieri è apparso dovunque il titolo ”Il treno di Renzi uccide una donna”.  Ci rendiamo conto della forza di questo titolo? Matteo ti rendi conto che ieri sei passato per un omicida? Nel mentre un condannato per omicidio passa per moralizzatore..

Qui potete leggere un bell’articolo sul caso.

 

 

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